Lo scorso 2 febbraio la commissione politiche sociali si è riunita per affrontare un argomento di estrema importanza come il Piano per il diritto allo studio a.s. 2022/23.
Perché parliamo di falsa partenza?
Perché pensiamo che un tema tanto rilevante non possa esaurirsi con la lettura di un documento blindato e immodificabile, preparato dall’assessore.
Il Piano per il diritto allo studio, secondo il nostro punto di vista, deve essere frutto del lavoro congiunto di tutti i commissari, di una raccolta accurata dei bisogni delle diverse parti in gioco, di una discussione costruttiva per arrivare ad una sintesi che accolga tutte le buone idee messe in campo. Richiede tempo, competenze e, soprattutto, una visione di quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Perché pensiamo sia comunque un’esperienza dalla quale imparare?
Perché la nostra percezione è stata di un clima collaborativo, durante il quale i commissari di maggioranza hanno concordato sul metodo proposto e hanno preso atto della fondatezza delle nostre osservazioni generali e più specifiche sul documento.
Prendendo a prestito un pensiero di Papa Francesco, sappiamo che la speranza è una virtù rischiosa, ma sappiamo anche che, unita alla pazienza, è l’unica in grado di far crescere il granello di senape.